giovedì 16 settembre 2010

Il finto economista smascherato

Un buffo signore con idee poco democratiche e nessuna conoscenza dell'economia, qualche tempo fa ha scoperto il curriculum di un mio omonimo e l'ha accusato di essere me, senza rendersi conto che non ero io.

Avevo segnalato il caso qui.

Era strano il caso di un esperto di filosofia che scrive di economia (come faccio io) ma non cita mai un filosofo.

Avevo protestato con questo buffo signore e aveva protestato anche il mio omonimo.

Poi se ne sono accorti anche i lettori del blog del buffo signore. Uno ha scritto:

Ragazzi, non vi ha sfiorato nemmeno il dubbio che si tratta di un caso di omonimia? Bel modo di fare contro-informazione!

E un altro: non so se la filosofia serva, ma la logica sì:chi viene calunniato NON è fotogian, ma l'omonimo, che è mio professore a Firenze. questo modo di dare notizie è pericoloso!

Il buffo signore ha allora tolto il curriculum del mio omonimo e anche i commenti che dimostrano che non è tanto intelligente (non è poi tanto difficile sospettare che uno che scrive di economia e non cita mai un filosofo non può essere un docente di filosofia) e anche la sua mala fede.

Infatti il buffo signore ha ignorato le mie proteste ma ciò nonostante ha scritto che non mi sono lamentato.

Oltre a non essere vero, il buffo signore non ha capito che al massimo mi diverto a leggere le sue castronerie. E poi non sono stato certo infangato io da chi mi ha confuso con un altro.

Lui può anche cancellare gli imbarazzanti contenuti del suo blog, ma le copie cache restano a dimostrare chi è (vedi qui).

mercoledì 16 giugno 2010

Signoraggio: il divertimento continua

Ho trovato questo divertente documento di tale Luis (vedi qui) che vuol confutare il mio pdf.

Commenterò la parte scritta da Luis, in rosso, che riporto.

Qui l'autore torna a ripetere che qualcuno ritiene che la Banca Centrale vende le banconote, mentre come già detto le usa per acquistare titoli.
Infatti l'autore afferma che le banconote sono uno strumento per pagare, quindi la Banca Centrale crea dal nulla uno strumento per pagare con cui paga i titoli del debito.
I titoli di Stato vengono rimborsati alla loro scadenza, quindi anche se qualcuno preferisce dire che la banca "vende" le banconote (piuttosto che dire che "acquista" i titoli), è chiaro che se le fa pagare in un momento successivo.
Quindi l'autore, che non sembra essere un ignorante, quando afferma: "se la banca vendesse le banconote non aumenterebbe la quantità di monetatenta in circolazione", tenta solo di prenderci per i fondelli con dei giochi di parole.

Ovviamente non ho mai scritto che la Banca vende moneta. Anzi ho scritto chiaramente (paragrafo 1.2) che non vende moneta.

Luis ha letto ma non ha capito e non trovando il banodolo della matassa dice che tento di prendere il giro il lettore con giochi di parole. Confuso e infelice.

Continua a non capire nulla anche qui:

Come ho scritto sopra la Banca non vende le banconote, le usa per acquistare titoli di Stato.
Chiunque può acquistare titoli di Stato. Un cittadino per acquistare titoli di Stato spende la sua ricchezza; la Banca Centrale pure; con la differenza che il cittadino lavora per ottenere la moneta con cui acquista i titoli di Stato, mentre la banca stampa la moneta con cui li acquista.
Quindi c'è motivo eccome di immaginare un reddito di cittadinanza; basta immaginare che siano i cittadini ad usare la moneta creata dal nulla dalla Banca Centrale per fare i propri acquisti e non la banca stessa.
Inoltre quando la banca recupera la moneta emessa, ne deve emettere dell'altra; sarebbe sufficiente dirottare la moneta con cui lo Stato paga il debito, verso le tasche dei cittadini, senza dovere per forza emettere nuova moneta. Semplicemente la parte di tasse usate per pagare il debito andrebbe a creare il reddito di cittadinanza.

Non ha compreso la differenza tra la Banca che compra titoli e il cittadino che compra un salame. Comprando titoli, la Banca non compra un bene qualsiasi destinato al consumo, come un salame.

Se le banche centrali emettono moneta con le modalità note è proprio per evitare che la moneta emessa serva a comprare beni e servizi, generando inflazione.

Quindi l'idea del reddito di cittadinanza è una fantasia destinata a restare tale.

Niente da dire, questa è la definizione ufficiale di reddito da signoraggio.

Meno male.

Io proporrei quest'altra definizione: il signoraggio è la facoltà di emettere moneta utilizzando la moneta emessa per fare i propri inverstimenti. Come già detto: come il cittadino investe in titoli di Stato, lo fa anche la banca, con la differenza prima rilevata.


Se ognuno si inventa la definizione che preferisce io suggerisco questa: il signoraggio è la balla preferita dai creduloni.

Faccio notare che anche se il capitale emesso non fa parte del reddito da signoraggio, fa parte del debito dello Stato che lo deve restituire alla banca tassando i cittadini. Quindi che il capitale emesso sia o meno reddito per la banca, resta il fatto che i cittadini vengono espropriati del loro reddito per pagare il debito alla Banca Centrale

Se il capitale è reddito, dice Luis. Ma o è capitale o è reddito, cose ben diverse. Se poi il capitale non fosse reddito, come recita una delle due ipotesi (sia o meno reddito, scrive l'autore), come si può concludere dicendo resta il fatto che i cittadini sono espropriati del reddito? Se non è reddito è ovvio che non si può espropriare del reddito. Un'evidente contraddizione.

Ciò che fanno i paesi “ragionevolmente sviluppati” è esattamente ciò che viene ritenuto sbagliato da chi si occupa di signoraggio bancario.

Quanto scrive Modigliani è assolutamente vero ed è il cuore della perversione del sistema: lo Stato non stampa moneta ma emette obbligazioni che la Banca Centrale acquista con la moneta che stampa a costi irrisori o che non stampa proprio. Gli altri soggetti che acquistano i titoli di Stato non hanno la facoltà di creare dal nulla la moneta che utilizzano per l'investimento.
In sostanza oggi a differenza da quanto accadeva fino al 1981, la Banca Centrale non è obbligata ad acquistare i titoli emessi dallo Stato, ma li acquista solo se lo vuole.

Appunto... Modigliani ha ragione.

Tanti sono i fattori che determinano l'inflazione, uno di questi è la quantità di moneta presente sul mercato, ma non è il nostro caso perchè di moneta in questo momento non ce ne troppa, ce ne troppo poca.
Le aziende infatti non vendono i loro prodotti perchè i cittadini non hanno abbastanza moneta per acquistarli. Il motivo per cui i prezzi di detti prodotti sono alti è da ricercarsi nella pressione fiscale e nella misura in cui i produttori sono indebitati con le banche commerciali. Con l'aumentare della pressione fiscale, dovuto al continuo indebitarsi dello Stato nei confronti delle banche e di altri soggetti, aumenta anche il costo dei prodotti perchè produttori e commercianti scaricano le loro spese sul prezzo.
Se oltre ad essere pesantemente tassati i produttori e i commercianti sono indebitati con le banche per una moneta che le banche creano dal nulla, ecco che i prezzi aumentano senza sosta.
Certamente non si può stampare la moneta senza limiti, ma ciò non significa che non si debba necessariamente generarla generando debito.

Qui non si contesta quel che scrivo, ma si sbaglia comunque: se le aziende non vendono facilmente i prodotti, sono costrette a diminuire i prezzi.

Questa parte della trattazione dell'autore anonimo, vuole solo contestare quanto sostenuto da Della Luna nel suo Euroschiavi.

No, questa parte (sulla riserva frazionaria) non è una risposta a un libro -che non ho letto- di un dentista e un avvocato. Riporta la spiegazione del premio Nobel Samuelson offerta nel suo manuale.

Non prende minimamente in considrazione ciò che è il fondamento del problema, ovvero il fatto che le banche prestano moneta che creano dal nulla.

Infatti non creano base monetaria dal nulla! La base monetaria la crea la banca centrale

Non ha importanza quanta sia la moneta che le banche creano e prestano, resta il fatto che creano dal nulla e prestano ottenendo un interesse.
L'autore non si sofferma a considerare il modo in cui la banca decide di prestare la moneta creata dal nulla. La banca presta solo in base ad una garanzia; la garanzia può essere la promessa del cliente di restituire il prestito (dimostrando di essere in grado di farlo) oppure, una proprietà del cliente. Soffermiamoci sul secondo caso che è il più frequente.
Cosa accade?
Accade che in base al valore della proprietà del cliente, la banca emette moneta che presta al cliente stesso. In sostanza la proprietà del cliente fa da riserva integrale (e non frazionaria) per la creazione della moneta che gli viene addebitata.
Ovvero il cliente viene espropriato della sua proprietà e viene indebitato di altrettanto.
Certo finchè si ritiene che ciò sia giusto... non c'è nessun problema.

Descrivo quel che succede davvero (citando le fonti) ed evito di confondere la banca centrale che crea base monetaria con le banche commerciali che moltiplicano la moneta. Il resto (garanzie, interessi ecc) non è rilevante per descrivere quel che succede da un punto di vista economico.

Quando lo stato spende più di quello che incassa è costretto ad indebitarsi perchè non ha più la facoltà di emettere moneta. Come fatto notare più sopre dall'autore stesso, non è detto che un aumento di moneta sia una cosa negativa, anzi può essere necessaria. L'autore ancora non ha spiegato perchè la nuova moneta deve essere necesariamente emesa a debito dello Stato e della collettività. Ovvero non ha spiegato perchè la Banca Centrale ha il diritto di emettere moneta utilizzandola per acquistare titoli come se fosse sua.

Ho spiegato chiaramente che non si emette a debito e che la banca centrale emette moneta perchè se la moneta fosse emessa dallo stato l'inflazione sarebbe alle stelle. Si veda il paragrafo 2.2

Ciò non significa nulla, l'emissione di moneta genera sempre debito. Non importa se in un dato momento il debito nel suo insieme cresca o diminuisca, la moneta emessa viene sempre prestata dalla banca, quindi genera debito

Se l'emissione di moneta generasse sempre debito, come sostiene Luis, il debito salirebbe quando si emette moneta. Tesi smentita dai dati da me riportati nel paragrafo 4.3.

Chi vorrebbe accollarsi un debito di 20€?? Certamente nessuno che sapesse che una banconota da 20€ rappresenta un debito.
Ma la banconota lo è in quanto per farla circolare lo Stato si indebita con la Banca di emissione. Il debito lo Stato lo paga poi con le tasse dei cittadini; quest'ultimi quindi non si rendono conto di avere per le mani un debito perchè tale debito lo pagano indirettamente attraverso le tasse, ma anzi hanno la percezione di avere per le mani un credito perchè con le panconote possono acquistare dei beni.
Certo che è paradossale! I banchieri sono riusciti con un gioco di prestigio ad incorporare in uno stesso oggetto materiale due fattispecie giuridiche contrapposte: il debito, ovvero l'obbligo di cedere (al creditore: la banca) e il potere d'acquisto, ovvero il diritto di ottenere (beni).

Se avessero incorporato un debito e un potere d'acquisto perchè parlare di moneta-debito?

Se poi fosse moneta-debito nessuno la vorrebbe, come spiegato. Luis si contraddice. Per lui la moneta produce debito ma anche no, perchè possiede un potere d'acquisto.

“La sostituzione del debitore non è possibile senza il consenso del creditore”, infatti la Banca di emissione tratta solo con lo Stato; è lo Stato il debitore e noi solo per suo tramite.

Se la moneta fosse un debito, si indebiterebbe chi la possiede, come pensa lo stesso Luis. Che di fronte al codice civile, che io ho citato, cambia idea: non è più un debito di chi la possiede ma dello Stato.

Ovvero: il debito sarà sempre maggiore della moneta emessa.
I cittadini pagano tasse per permettere allo Stato di rimborsare il debito e, stando a quanto dice l'autore (che probabilmente ha ragione), il capitale restituito viene distrutto.
Perchè?
Per quale motivo il capitale emesso deve essere restituioto alla banca che ne emette altro a debito, invece che essere utilizzato dallo Stato per le sue spese e rimesso in circolazione in questo modo?
Domande così banali che al nostro preparatissimo e anonimo autore non vengono in mente.

Non ho mai scritto che la moneta è un capitale. Libera interpretazione. Sbagliata.

Ovvero: le banconote basate sulla riserva aurea erano delle false cambiali.
Il fatto che fossero però definite e considerate come cambiali, legittimavano le banche a emettere moneta addebitandola.
Chiunque crei una falsa cambiale viene indagato per truffa, ma il sistema bancario internazionale no, loro possono.

Mai parlato di cambiale. Un'altra deduzione errata su cui costruisce castelli in aria.

Innanzitutto, se lo Stato avesse la facolatà di emettere moneta, non dovrebbe emettere titoli. Ma nel caso in cui li emetta bisogna rilevare la differenza, già messa in evidenza in precedenza, tra i vari acquirenti. Come dice l'autore chi acquista un titolo presta un capitale allo Stato; ma mentre il cittadino quel capitale lo ha guadagnato, la Banca Centrale lo ha creato dal nulla.
Perchè è legittimo conferire questo privilegio alla Banca Centrale?
L'anonimo autore di questo non parla.

Appunto. Se non ne parla cosa mi contesta? Quello che non ho scritto, come successo diverse volte

La sentenza non è stata cancellata perchè l'attore non si è presentato, ma fondamentalemente per tre motivi:
1) Un vizio di forma, per cui l'attore ha citato la Banca d'Italia come Banca Centrale d'Italia considerandola una diamazione della BCE, cosa che non è.
2) Perchè essendo la politica monetaria dell'UE gestita dalla BCE, un giudice nazionale non ha nessuan competenza in materia.
3) Perchè la scelta su come strutturare il sistema monetario compete agli stati e non ai giudici.

Che non si sia presentato è un fatto. E potrebbero anche scegliere avvocati capaci.
Inoltre nessun giudice di pace ha accettato e teorie strampalate di questa gente, eccetto quello di Lecce. Un motivo ci sarà... L'eccezione del giudice di Pace di Lecce e i motivi per cui certe teorie non sono state accolte non dimostrano naturalmente che le teorie sono fondate.

venerdì 23 aprile 2010

Non sono io!

Uno strano signore forse ossessionato da chi smonta le balle sul signoraggio, cerca notizie su di me. E mi confonde con un altro, un omonimo http://leconomistamascherato.blogspot.com/2010/04/wanted-fotogian-troll-al-servizio.html#comment-form

Speriamo che a nessuno degli estremisti che credono alle balle di questo personaggio vengano strane idee e se la prendano con un malcapitato che non sa nulla di signoraggio.

Certo ci vuole molta poca intelligenza a non chiedersi: ma perchè uno che sa tanto di filosofia non cita mai un filosofo e invece sa tanto di economia?

Anche a una persona un pò stupida verrebbe il sospetto di aver sbagliato, di aver fatto confusione tra omonimi.....

Facciamoci qualche risata

Secondo qualche personaggio poco raccomandabile mi pagano (vedi qui). Qualcuno ha visto i soldi? Se sì, si prega di restituirmeli: sono miei!

giovedì 1 aprile 2010

2 voti

GS, uno dei paladini della lotta al signoraggio, conquista consensi (vedi i dati ufficiali) nella lista dei Grilli.

2 voti di preferenza

sabato 20 marzo 2010

Diffidiamo dei signoraggisti. E non solo

In rete non manca chi vuole smontare le teorie sul signoraggio. E lo vuole con tanta forza da andare a pescare articoli incomprensibili con concetti inventati nei siti che propagandano il signoraggio!

Quel che segue è tratto da un sito oggi scomparso, signoraggio.info (qualche traccia si trova nelle copie cache, cercando su google) e, secondo qualcuno, "demolisce scientificamente che, in un qualsiasi sistema, anche in un sistema monetario nella fase natale in cui in cui il denaro viene prestato da chi crea inizialmente lo stesso denaro".

Frase incomprensibile cosa demolisce l'articolo? E, passando all'articolo, cos'è la vera moneta? Qual è la tesi da smontare? Se qualcuno lo capisce, leggendo quel che segue, mi faccia sapere

Tra le teorie monetarie più diffuse tra gli economisti (per professione o per diletto) eterodossi, ve n'è una che merita una critica a parte: parliamo del mito dell'interesse "inesistente", ossia del fatto che il denaro per ripagare l'interesse richiesto sul denaro prestato non esista in realtà nel sistema.

Ora, dal punto di vista teorico abbiamo spiegato nel nostro materiale che una vera Moneta non deve avere alcun prezzo, per definizione. Ma ciò non significa che il denaro prestato ad interesse sia per definizione inesigibile creando una catena di debiti all'infinito. Dal punto di vista pratico, infatti, il denaro necessario per pagare anche gli interessi sul capitale prestato esiste eccome, salvo una sola eccezione. Vediamo meglio.

Ipotizziamo un sistema monetario già sviluppato, in cui già esiste una certa quantità di denaro in circolazione. In tale sistema, l'unico caso in cui può essere vero che l'interesse sul capitale prestato non esista in realtà tra il denaro già presente nel sistema è quello in cui la somma del capitale prestato e del relativo interesse sia superiore alla quantità totale di denaro presente nel sistema. Ad es. si prestano 100 euro + 5 euro di interessi, quando nel sistema ipotizziamo esservene solo 100 (quelli prestati, appunto)

Ciò è vero però solo ipotizzando che il debito totale (capitale+interessi) venga saldato in un unico momento: in tal caso infatti il prestatore (o i prestatori) sarà costretto a prendere in prestito altro denaro per pagare anche gli interessi sul capitale (con l'eventuale aggiunta di tutta quella quota di capitale che non è riuscito a rastrellare nel sistema attraverso sue proprie entrate).
Se però ipotizziamo che il pagamento del debito totale possa essere rateizzato (che è quanto succede normalmente, dato che il debitore/i debitori non pagano tutto il debito esistente nello stesso istante), non esiste alcuna eccezione in quanto anche se il debito (capitale+interessi) è superiore al denaro totale presente nel sistema, esso può essere pagato sempre con lo stesso denaro già esistente attraverso una sua circolazione ripetuta nel sistema stesso.
E ciò è vero sia che il denaro prestato fosse stato creato dal nulla, sia che fosse già presente nel sistema, sebbene nel primo caso la probabilità che il debito possa essere ripagato con denaro già esistente è superiore che nel secondo caso.

Quando il denaro viene creato dal nulla, infatti, nulla viene tolto nella fase di emissione del prestito agli altri possessori di denaro, lasciando quindi una maggior quantità di denaro nel sistema che possa poi fluire al debitore per ripagare il debito stesso. Quando invece il denaro prestato è denaro risparmiato e quindi già esistente nel sistema, tale somma prestata viene tolta nella fase di emissione del prestito ai risparmiatori, decurtando quindi della stessa quantità di denaro il sistema e di conseguenza diminuendo la probabilità per il debitore di trovare il denaro per ripagare il debito stesso.

Anche se ipotizziamo un sistema monetario nella fase natale, in cui il denaro viene prestato da chi crea inizialmente lo stesso denaro, vale lo stesso discorso fatto per un sistema sviluppato, con l'aggiunta però che in tal caso il primo prestatore (e probabilmente non solo il primo) sarà costretto ad indebitarsi nuovamente con lo stesso creditore, non essendovi altro denaro in circolazione (o comunque poco, nelle fasi immediatamente successive alla creazione di tale sistema monetario) che possa fluire al debitore stesso per ripagare il debito.

Se è quindi vero, come già visto nel materiale, che l'interesse non è dal punto di vista teorico vera Moneta e quindi non dovrebbe esistere (almeno in presenza di una vera Moneta), non è altrettanto vero il concetto che il denaro per ripagare tale interesse non esista nel sistema, e che si chieda cioè con l'interesse di più di quanto il sistema ha a disposizione. L'interesse di per sé, da questo punto di vista, è infatti proprio come il profitto richiesto per qualsiasi altro bene o servizio prodotto, ossia un semplice valore aggiunto al valore reale richiesto da chi produce tale bene o servizio.

Di certo non vi è dubbio che il prestatore possa essere incapace di ripagare con le proprie entrate il debito e sia costretto quindi a chiedere nuovamente denaro in prestito. Ma questo è un problema di solvibilità che vale per qualsiasi compratore, di denaro o di un qualsiasi bene o servizio.

giovedì 18 marzo 2010

Ancora falsi

Un amico mi ha segnalato che Beppe Scienza, professore di matematica all'università di Torino, starebbe per partecipare a un convegno in compagnia di molti "esperti" di signoraggio (vedi questo link) .

Così avverto il prof. Scienza, che naturalmente non ne sa nulla e mi spiega di non aver mai avuto contatti con chi organizza l'iniziativa.

Ancora una volta un falso.

mercoledì 24 febbraio 2010

Un altro falso del signor p

Convinto di essere al centro del mondo, il signor p (p come le palle che racconta) si inventa cose false. In questa pagina (1) spiega che io, cacciato dal suo forum, ce l'avrei con lui.

Basterebbe leggere il pdf (2) per capire che non mi occupo di chi si inventa le frottole, ma delle frottole sul signoraggio.

Qualche anno fa ho tentato un confronto sui contenuti, nel forum di P. Che non sa nulla di economia e lo dice apertamente (vedi post precedente) e per questo insulta.
Ho anche sfidato P. a fissare un obiettivo per le sue battaglie e una data, una qualunque, entro la quale realizzarlo. Se avesse vinto la sfida, io avrei accettato di fargli da autista, cameriere o quel che preferiva...

Ovviamente P. non ha accettato la sfida. Perchè avrebbe dovuto? I falsi profeti promettono un futuro migliore che non arriva mai. Contano solo la promessa e qualcuno che ci crede. I conti con la realtà è meglio rinviarli all'infinito.

Il signor p dunque scrive (1):

vi dico solo che in una prima versione scriveva:
“pascucci dice che il signoraggio su una banconota da .... capite come stanno messi questi del signoraggio?”
(tralasciando quel che ha davvero copiato dal mio pdf)

Corsivo e virgolettato. Dunque una citazione. Peccato che sia falsa!

Nell'originale (2) si legge "Chi ignora la realtà afferma che il signoraggio è la differenza tra ....
...
Chi sostenesse che i bilanci delle Banche Centrali sono falsi dovrebbe dimostrarlo e non limitarsi a dire che è possibile che siano falsi: dire che è possibile che Tizio tradisca la moglie non vuol dire provare che l'abbia tradita davvero"


Mai usato nessun cognome o espressioni del tipo "capite come stanno messi questi del signoraggio". Sarebbe superfluo scriverlo: chiunque con un pò di intelligenza lo capisce da solo).

Insomma p falsifica anche le citazioni. Ogni occasione è buona per raccontare frottole ai sostenitori.

E' poi curioso che se scrivo "Chi ignora la realtà" qualcuno senta il bisogno di sostituirvi il proprio cognome. Freud farebbe i salti di gioia con uno così.

L'insulto per questa gente è la normalità. Un ex amico di p, il signor g, che il signor p oggi tratta con disprezzo (3), sul forum del signor p mi augurò addirittura un cancro. Non voleva discutere e non sopportava che potessi esprimere le mie idee.

Curiosamente qualche settimana dopo il pover'uomo, g, rischiò di morire in seguito a 2 infarti.

Perchè mai dovrei citare per nome questi simpaticoni?

p è così pieno di sè da inventarsi una citazione falsa, dove mette in suo nome, pur di apparire, rifilando invero a qualche fessacchiotto l'ennesima frottola



---
(1) http://www.primit.it/forum/phpBB3/viewtopic.php?p=7545#p7545
(2) http://files.meetup.com/206829/signoraggio.pdf qui si trova la versione originale del documento a cui si riferisce il signor p
(3) g ha ottenuto da p diversi soldi. Aiuti a un amico in difficoltà (sembrerebbe che un'impresa di g fosse fallita). All'ennesima richiesta di soldi per aggiustare l'auto, p e altri gli consigliano di comprare un'auto usata in buone condizioni, per spender meno. A quel punto g reagisce affermando che non era intenzionato ad andare in giro con una Punto bianca e i rapporti si rompono

mercoledì 27 gennaio 2010

Onesto, una volta tanto

L'autore di signoraggio.com ha deciso, facendo gli auguri di essere onesto. Era ora. Ha raccontato (1):

Se io ho fatto, in questi 5 anni, quello che ho fatto è stato per dare un esempio:
  1. non avevo conoscenze accademiche di economia (ho studiato, operavo ed opero in tutt’altro ambiente);
  2. non avevo e non ho particolari inclinazioni buoniste o etiche verso il prossimo (giocavo in borsa, [...];
5. non avevo, e non ho (sob!), particolari doti dialettiche tali da "predicare in giro il Verbo"..

Ecco spiegate le teorie economiche assurde e gli insulti sparsi ai quattro venti, ma anche le motivazioni più recondite (giocavo in borsa).

Insomma la lotta al signoraggio è un mix di nessuna conoscenza di economia, desiderio di guadagno, mancanza di buone maniere

--
(1)http://www.signoraggio.com/signoraggio_auguricapodanno2010.html